Showroom SALVADORI - Milano: dal 14 febbraio al 27 marzo 2015 , Angelo Micheli Nora De Cicco "THANK YOU MILANO"

 

 

Febbraio 2015 La realtà esiste solo se viene raccontata. Siamo animali sociali, se non condividiamo il mondo con chi ci sta affianco ci sentiamo esclusi, alienati. Raccontare la realtà non significa necessariamente descriverla attraverso le parole, si può narrare con una fotografia, con un disegno, con una melodia, con un oggetto. Giovanni Michelucci diceva che creare una forma è il modo che l'uomo ha di comunicare tacendo. Questo fanno gli architetti: comunicano attraverso le forme. Sempre.

Angelo Micheli, cremonese, e Nora De Cicco, napoletana, hanno deciso di rendere un omaggio a Milano, di raccontarla. E, da architetti, lo hanno fatto attraverso delle forme.

Pochi amano questa città come chi ci è arrivato da adulto. Si sceglie d'essere milanesi, è come se averla raggiunta, averla conquistata, significhi averla compresa per davvero, messa a fuoco alla distanza, più ancora di chi c'è nato, che la dà troppo spesso per evidente, scontata, prevedibile.

Se un architetto racconta una città inevitabilmente disegna delle mappe. Che non sono necessariamente quelle scientifiche del geografo. Non ostante il côté tecnico, nel petto di ogni architetto pulsa un animo d'artista. Se mappe devono essere che siano mappe sentimentali.

Ciò che raccontano i lavori di De Cicco e Micheli è la relazione sentimentale, affettiva che hanno con questa città, niente quindi che possa essere misurato con un approccio quantitativo.

La città disegnata da Nora De Cicco non ha le proporzioni, la scala, la logica di una mappa così come la intendiamo generalmente. Il tratto ricorda quello Saul Steinberg – architetto anch'esso -, infantile solo all'apparenza. Le sue mappe sono, piuttosto, il racconto di derive continue, fra effettivi camminamenti e digressioni della memoria, nei luoghi necessari che costituiscono il suo senso di cittadinanza, di appartenenza a questa città.

Derive, dicevo. Mappe che assomigliano a quelle dei situazionisti francesi. Dove non bisogna orientarsi ma perdersi - attività fra le più complicate in una metropoli, come ci ricorda Benjamin. Perdersi, cioè, nel riflesso di se stessi. Questo in fondo, vuol dirci il timbro dell'Ordine che Nora De Cicco stampa al contrario su ogni tavola. I disegni che state guardando sono di un architetto, è vero, ma non sono progetti in senso stretto, sono il riflesso del mio io, del mio cuore caldo, intimo.

Così riconosciamo i suoi luoghi affettivi, i suoi architetti feticcio – Gio Ponti, Giovanni Muzio, Vico Magistretti – o, nella profusione di oggetti trovati “per caso” in giro per la città, i suoi designer e artisti di riferimento, quelli che l'hanno formata come professionista e come persona – Bruno Munari, Achille Castiglioni, Fausto Melotti, Michele De Lucchi. E poi c'è lei, autoironica Venere di Botticelli, ritratta dall'amico Alberto Stampanoni emergente dalle acque della fontana di Piazza Gae Aulenti, o in cammino per la città, con un abitino che è già architettura (e fashion design). Piante, prospetti, sezioni, prospettive, assonometrie. Architetture moderne, contemporanee, storiche. Il Centro storico, compulsivamente reiterato, e le periferie, spesso più abbozzate, come terre ancora da scoprire. Milano. Vista come realtà organica, immaginata alla stregua della chioma della monumentale quercia rossa di piazza XXV Maggio. Viva e pulsante.

Ma se quelle di Nora De Cicco sono, con tutte le peculiarità del caso, evidentemente mappe, come si può dire lo stesso del lavoro di Angelo Micheli?

Eppure, in modo forse più criptico, sono mappe anch'esse. Basterebbe guardare i taccuini di Micheli per capire il senso di questa affermazione. Questi ritratti sono la metafora di un viaggio, quello che ogni mattina Micheli fa in treno dalla provincia di Cremona a Milano.

Troppo spesso crediamo che il paesaggio sia composto solo di cose, di orografia, di edifici, dimenticandoci così che il colore, il senso di un luogo è fatto, su tutto, dal paesaggio umano. Da chi quei luoghi li vive, li attraversa. Micheli, antropologo sentimentale, ogni mattina appunta il carattere di un viaggiatore, suo simile, suo compagno di ventura. È una sorta di performance quella che intraprende, con regole ben precise: il tempo limite del trasbordo - è per questo che spesso i ritratti restano incompiuti - e la decisione di ritrarre solo i viaggiatori che stanno leggendo, assorti. Trovare cioè in ogni viaggio fisico il viaggio mentale che ogni lettura ci dà. E perciò trovarne l'omologia, la somiglianza.

Mai come in questo caso vale il concetto che assomigliamo a ciò che leggiamo, ne siamo l'evidente riflesso. Micheli appunta sul taccuino sia il volto che la lettura. Poi, giunto a destinazione, riproduce in tavole più grandi il viso abbozzato e lo completa, come un mosaicista pop, con i ritagli dei libri o delle riviste che il suo ignaro compagno di viaggio stava leggendo. La sovrapposizione diventa il modo di esplicitare sui tratti del volto il viaggio interiore che lo sconosciuto stava facendo. Sconosciuto eppure compagno di viaggio, perduto ogni mattina giunto a destinazione e ritrovato, molto spesso, la mattina appresso. Abitanti tutti della stessa metropoli.Quella così tanto amata da Nora De Cicco e da Angelo Micheli. E da tutti noi.Showroom Salvadori  via Solferino 11, Milano dal 14 febbraio al 27 marzo 2015