Padova, Musei Civici agli Eremitani e  Palazzo Zuckermann 28 marzo – 26 luglio 2015, DONATELLO E LA SUA LEZIONE Sculture e oreficerie a Padova tra Quattro e Cinquecento

La presenza di Donatello a Padova innova profondamente il linguaggio della scultura in Italia e pone la città veneta tra i principali centri di diffusione del Rinascimento. Padova ricorda questo momento nodale della sua storia artistica con una serie d’importanti mostre e iniziative, promosse da differenti Istituzioni e in diverse sedi, sotto il titolo comune di “Donatello e Padova”.
Nella mostra ai Musei Civici, la lezione del Maestro rivive in uno straordinario percorso che dai capolavori di Donatello – un’elegantissima Pietà con Angeli e le Marie in marmo e la copia di uno dei rilievi della base del monumento al Gattamelata, un’inedita Crocifissione bronzea, che vede l’intervento del suo allievo padovano Bellano, e i fondamentali calchi ottocenteschi con i rilievi dell’altare del Santo – conduce alla scoperta di preziose sculture in bronzo e terracotta degli artisti che continuarono e svilupparono la sua rivoluzione proprio a Padova.
Testimonianze dell’altissima qualità raggiunta da Bartolomeo Bellano, Andrea Briosco detto il Riccio e Severo da Ravenna sono riunite per la prima volta agli Eremitani, mentre l’influenza del nuovo linguaggio rinascimentale nelle oreficerie sacre risplende nel vicino Palazzo Zuckermann, dove prosegue la mostra, con gli straordinari manufatti del Tesoro del Santo.
Donatello giunse a Padova nel 1443-1444 e vi rimase per un decennio. Nel fare della città uno dei centri principali del Rinascimento, caratterizzò il suo stile secondo un naturalismo talora rude segnato da una componente ancora tardogotica. La sapienza prospettica gli permetteva di risolvere problemi spaziali con pari abilità rispetto alla pittura, mentre dava prova di virtuosismo nel recupero di temi della classicità in particolare gli aspetti espressionistici e l’horror vacui del Tardoantico.

Di Donatello la mostra – curata da Davide Banzato ed Elisabetta Gastaldi e promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura e Turismo e dai Musei Civici e Biblioteche di Padova, con il contributo della Fondazione Cariparo - documenta non solo la personale via nella riproposizione del tema romano della statua equestre, ma anche il capolavoro patavino e il suo lavoro più complesso, l’altare del Santo, di cui vengono esposti i calchi realizzati dallo scultore Luigi Ceccon, che ci riportano nel pieno del fermento culturale ottocentesco legato ai lavori di ricomposizione dei bronzi dell’altare, conclusi poi secondo il progetto di Camillo Boito.
Quando Donatello lasciò Padova, nel 1453, le soluzioni compositive e gli stilemi da lui introdotti ebbero una capillare diffusione.
Fra gli allievi fu un padovano, Bartolomeo Bellano, nato verso il 1437-38 ed entrato giovanissimo nella bottega, a seguire il maestro a Firenze, a collaborare alle sue ultime opere e a concluderle insieme a Bertoldo di Giovanni. Nei rilievi con le Storie bibliche per il presbiterio di Sant’Antonio, fusi nella seconda metà degli anni ottanta, esibisce la sua abilità nel narrare episodi di carattere corale.

Di difficile lettura nella loro collocazione, mostrano all’osservazione ravvicinata possibile in mostra il personale e altissimo livello raggiunto nella maturità.
Alla mano di Bellano viene attribuita anche la replica di un bronzo originariamente concepito da Donatello, la Crocifissione del Bargello, per la prima volta presentata al pubblico e agli studiosi e significativa per comprendere la prassi di lavoro nella bottega del toscano. I documenti indicano che in più di un’occasione Bellano si sarebbe valso del materiale del Maestro per la realizzazione delle sue opere. “In questo caso – scrive Davide Banzato in catalogo (ed. Skira) - si sarebbe trovato tra le mani il modello di un’opera che non aveva ancora raggiunto la forma definitiva portandolo a termine con alcune personali variazioni sempre comunque sulla base del materiale iconografico appartenente al repertorio di bottega”.
Alla luce degli studi più recenti viene proposta l’ipotesi che la Pietà con Angeli e le Marie,  rilievo ricavato in una piccola lastra in marmo bianca proveniente dalla Chiesa di San Gaetano, sia stata ideata e inizialmente lavorata da Donatello nella sua padovana e completata forse, anche qualche anno più tardi dal giovanissimo Bartolomeo Bellano al quale, a detta di Vasari, il Maestro aveva lasciato gli utensili, i disegni e i modelli dei rilievi bronzei dell’altare del Santo e che – sempre secondo Vasari – fu il primo a introdurre in Veneto l’uso del piccolo bronzo a tutto tondo, come dimostra ad esempio il Cavallo di collezione privata in mostra, che si aggiunge ai pochi esempi sicuramente a lui attribuibili. A seguito della presenza di Donatello si assiste a Padova a una consistente produzione di terrecotte.
Emerge la bottega dei de Fonduli, Giovanni e il figlio Agostino. La bella statua di San Giovanni evangelista è testimonianza della formazione di una comunione di linguaggio che coinvolge anche l’attività del più grande artista del bronzo dell’Italia del nord, Andrea Briosco, detto il Riccio per la sua capigliatura. Fu proprio lui a completare il monumento Roccabonella nella lasciato interrotto dal Bellano. Di quest’epoca è la Madonna della Ca’ d’Oro di Venezia, pezzo di probabile origine padovana in quanto proveniente dalla locale collezione Rinaldi.
I suoi modelli dalla matrice espressionistica approdano a una precisione antiquaria e classicista che trova poi riscontro nelle terrecotte con San Canziano e Santa Canzianilla della chiesa di San Canziano a Padova, che proseguono un progetto avviato già dal Bellano con la statua di Sant’Anna.

Il primo decennio del Cinquecento fu il momento nel quale più stretto dovette essere il rapporto del Riccio con Severo da Ravenna, ideatore e diffusore di una notevole quantità di soggetti classici e con lui fecondo produttore di piccoli manufatti in bronzo. In mostra i punti di contatto tra i due emergono nel confronto tra il Satiro di collezione privata di bottega di Severo e il Satiro che beve delle collezioni civiche.
Tra il 1520 e il 1530 vengono collocati alcuni capolavori in terracotta policroma quali la Madonna della Scuola del Santo e la Testa di Madonna del Museo padovano, nelle quali si perpetua la forte presenza di elementi tratti dallo studio dell’antichità classica. Della fase estrema, 1530, è il gruppo con il quale si conclude questa parte dell’esposizione, il Compianto in terracotta per la chiesa di San Canziano, del quale si presentano due delle Marie piangenti. Nell’accostarsi agli esempi di Guido Mazzoni il Briosco coniuga alla sensibilità per il colore un accademismo levigato: larghi piani definiti nel chiaroscuro grazie a profonde incisioni approdano a un effetto di patetismo drammatico. L’influsso di Donatello si manifestò anche nelle arti applicate e in particolare nell’oreficeria.
Negli spazi per esposizioni temporanee di Palazzo Zuckermann si espone un’importante selezione di oreficerie sacre del Quattrocento e del Cinquecento, reliquiari e preziosi oggetti di uso cultuale eccezionalmente prestate dal Tesoro del Santo.
In questi, grazie all’opera di maestri come Baldassarre da Prata e Ambrogio di Cristoforo (il padre di Briosco), si assiste al passaggio dal gotico allo stile rinascimentale.
Nell’ambito dell’iniziativa Donatello e Padova:

DONATELLO E LA SUA LEZIONE Sculture e oreficerie a Padova tra Quattro e Cinquecento
Padova, Musei Civici agli Eremitani e Palazzo Zuckermann 28 marzo – 26 luglio 2015 
DONATELLO SVELATO Capolavori a confronto
Padova, Museo Diocesano 28 marzo – 26 luglio 2015

DONATELLO AL SANTO DI PADOVA
Padova, Museo Antoniano e Basilica del Santo (percorso didattico)
GIOIELLERIA CONTEMPORANEA. OMAGGIO A DONATELLO Premio Internazionale Mario Pinton - seconda edizione
Padova, Oratorio di San Rocco 9 maggio- 26 luglio

 

Orari:Musei Civici agli Eremitani 09:00-19:00 Palazzo Zuckermann 10:00-19:00 
Info
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http://padovacultura.padovanet.it/it/musei