"Vetro Vero-Carlo Scarpa" Palazzo Foscolo la mostra dedicata al designer e innovatore dell'arte vetraria del '900

gennaio 2024 - Carlo Scarpa (Venezia 1906 1978 Sendai-Giappone) - celebre per le sue creazioni architettoniche, i restauri, gli allestimenti magistrali ma anche come straordinario designer - ebbe un rapporto incredibile e innovativo con il mondo del vetro e i maestri muranesi.

Un rapporto fatto di studio della materia, di relazione intensa con gli artigiani dell’isola e di sperimentazione costante, che lo portò a rinnovare e reinterpretare antiche tecniche di lavorazione del vetro innestando le istanze della modernità, ma anche a creare, insieme ai vetrai muranesi, lavorazioni completamente nuove e spesso rivoluzionarie.
“VETRO VERO-CARLO SCARPA” dal 23 dicembre 2023 fino al 17 marzo 2024 a Palazzo Foscolo a Oderzo (TV) è un focus espositivo di grande raffinatezza proprio su questo incontro così particolare tra Scarpa e una materia sostenibile per eccellenza – plasmabile e riutilizzabile all’infinto – voluto dalla Fondazione Oderzo Cultura, in collaborazione con il Comune di Oderzo e il sostegno della Regione del Veneto, nell’ambito delle iniziative volte a riflettere in vista di un futuro Premio Veneto Design Sustain/ability.
Circa 30 opere iconiche da tempo non visibili al pubblico, provenienti dal Museo delle Rarità del Castello di Monselice, di proprietà della Regione del Veneto, e rappresentative delle differenti tecniche e lavorazioni progettate da Scarpa, saranno poste a Oderzo in un dialogo ideale con i preziosi esempi di vetri antichi custoditi al Museo Archeologico “Eno Bellis” e con le creazioni moderne dalla Collezione Attilia Zava – Museo del vetro d’artista esposte al secondo piano di Palazzo Foscolo connesse a grandi personalità internazionali dell’arte del Novecento come Pablo Picasso, Max Ernst e Jean Arp.
“Vetro Vero”, giocando sul doppio significato della parola in veneziano e in italiano: un materiale antico ma che si presta - come appare chiaro nel contesto opitergino - ad affrontare tutte le sfide della modernità e della contemporaneità, da quelle artistiche a quelle ambientali e dello sviluppo, di cui il design, inteso come progetto, si fa interprete e portavoce.
Un’occasione preziosa dunque per indagare il tema immergendosi nell’universo creativo del geniale architetto-designer, ambientalista ante litteram (...“tra un albero e una casa - diceva Scarpa - scegli l’albero”), e scoprire come abbia saputo trasformare la secolare tradizione del vetro, aprendola alle tendenze artistiche più attuali.
La vicenda del progettista nell’universo del vetro s’interseca in particolare con due importanti fornaci di cui Carlo Scarpa fu direttore creativo, la MVM (Maestri Vetrai Muranesi) Cappellin & C. (di Giacomo Cappellin), e la VSM (Vetri Soffiati Muranesi) Venini & C. (di Paolo Venini).
La mostra ideata e supervisionata da Renzo di Renzo e Carlo Sala, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International e Heads Collective e arricchita da un notevole apparato grafico, da un contributo video di Teche Rai e dai disegni del Maestro – testimonia il percorso compiuto fin dalle prime creazioni che Scarpa ebbe modo di progettare presso la Cappellin a partire dal 1926, anno in cui iniziò pure la sua attività didattica come professore di disegno presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, e fino al 1940.
Superate le istanze secessioniste introdotte nella Cappellin dal precedente direttore Vittorio Zecchin, Scarpa ideò in particolare una serie di soffiati dalle forme geometriche essenziali - molti dei quali caratterizzati da un piede tronco-conico come il vaso bellissimo in mostra - dai colori tenui e preziosi, connettendo la produzione vetraria alle tendenze artistiche del tempo dominate dal gruppo Novecento. Le forme geometriche lineari e l’essenzialità formale saranno tra gli elementi distintivi della produzione scarpiana negli anni a venire.
A partire dal 1932 dopo la chiusura della Cappellin l’architetto veneziano inizierà la collaborazione con la Venini – che durerà fino al 1947 – ove nasceranno alcuni vetri entrati nella storia del Novecento. In quegli anni le sue creazioni alternano superfici trasparenti o opache, lisce o volutamente irregolari, con una ampia gamma cromatica dimostrando una continua tensione verso l’innovazione, senza mai volersi accontentare dei risultati raggiunti, ma spingendo al massimo le potenzialità della materia e della tecnica.
Nella mostra di Oderzo spiccano varie serie prodotte per la Venini che furono al centro di grandi esposizioni come la Biennale di Venezia del 1934 e 1936 e la Triennale del 1936 in cui vennero presentati, tra gli altri, i cicli “mezza filigrana”, le “murrine romane”, “i lattimi”, i vetri “a bollicine”, caratterizzati dall’innumerevole quantità di piccole bolle d’aria incluse nel tessuto vitreo, e i “sommersi” nelle tante varianti proposte, come quelle qui esposte con inclusione di foglia d’oro.
Carlo Scarpa è stato un vero innovatore a livello tecnico ed estetico, come si vede per esempio in una delle serie più tarde che troviamo in mostra, i “corrosi” dalla tipica superficie irregolare aggredita dall’acido fluoridrico imbevuto nella segatura.
Qui – scrive Carlo Sala - “la superficie si fa imperfetta per una materia che diventa vibrante perdendo parte della staticità tipica del gusto estetico di quegli anni, proiettandosi così verso la dimensione aniconica che sarà protagonista del dopoguerra”.
Il 1940 è un anno di grande importanza per Carlo Scarpa perché la Biennale di Venezia dedica una intera sala alle sue creazioni realizzate per la Venini che ricevono un ennesimo importante riconoscimento di critica e pubblico. Una produzione eccezionale probabilmente in anticipo rispetto ai tempi.
Di quest’anno in mostra sono esposti i cosiddetti “tessuti”, vasi a sottili canne vitree policrome, un incredibile vaso in vetro bicolore verde e amaranto a incalmo, che unisce tecniche diverse, con la parte superiore regolarmente battuta ad esagono e la parte inferiore rifinita a mola; e ancora un vaso a battiture orizzontali, ma soprattutto alcune pregiate opere a tessere in pasta vitrea nera, rossa e bianca rifinite a mola.
Tra queste “murrine opache” – in cui le tessere vitree sono perfettamente lisce per l’intervento della mola – straordinario apparve nella Biennale del ‘40 il piatto a murrine nere (in mostra una recente riedizione) su cui spiccava un serpente avvolto a spirale disegnato da tessere bianche e rosse.
Carlo Scarpa “artista-alchimista”, capace di sfruttare le infinite possibilità dei componenti, della luce, delle variazioni di temperatura, delle tecniche di lavorazione, soprattutto di una materia che dall’antichità ad oggi sa trasformarsi all’infinito, forgiata dalla creatività e dalla maestria degli uomini.