PAC Padiglione d’Arte Contemporanea Milano: dal 29 marzo al 9 giugno 2019 Anna Maria Maiolino O AMOR SE FAZ REVOLUCIONÁRIO

 

marzo 2019 - Il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano presenta O AMOR SE FAZ REVOLUCIONARIO, la prima mostra italiana in un’istituzione pubblica dell’artista italo-brasiliana Anna Maria Maiolino.

Con una selezione di oltre 300 opere che spaziano dai disegni di una giovanissima Maiolino - studentessa d’arte a Caracas - fino alle ultime sue creazioni, la mostra curata da Diego Sileo si configura come la più ampia retrospettiva dell’artista mai realizzata fino ad ora. Un’occasione unica per comprendere il percorso eclettico e rivoluzionario di un’artista che è riuscita a fondere in uno stile esemplare ed inimitabile la creatività italiana e la sperimentazione delle avanguardie brasiliane.

Dal 29 marzo al 9 giugno 2019 al PAC disegni, dipinti, sculture, fotografie, video e installazioni raccontano per decadi una storia artistica iniziata nei primi anni Sessanta e ancora oggi vitale e fertile, in grado di influenzare molti artisti delle nuove generazioni. Un’ installazione site spefic realizzata interamente in argilla, materiale iconico per l’artista, introdurrà il visitatore in mostra, dove per la prima volta si potranno ammirare anche le sue grandi pitture degli anni Novanta mai esposte prima.

Venerdì 5 aprile alle ore 19:00, nella settimana dell’Art Week e in occasione di miart, l’artista realizzerà nel cortile del PAC una nuova performance – Al di là di – che la vedrà coinvolta in prima persona insieme alla performer Gaya Rachel.

Promossa dal Comune di Milano e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, la mostra si sposterà a Londra nel settembre 2019 grazie alla collaborazione con la Whitechapel Gallery, con la curatela di Trinidad Fombella e Diego Sileo.

Il tema dell’amore – quello per le sue origini, per la sua famiglia, per la sua terra d’adozione, per il suo lavoro - è sempre stato per Maiolino il motivo pulsante e scatenante delle sue produzioni, un ardore artistico indomabile e rivoluzionario, mai sopito, capace di resistere anche alle condizioni storico-politiche avverse che hanno tormentato il Brasile negli ultimi decenni. È questo “amore che si fa rivoluzionario” l’anima dell’arte e della poetica di Maiolino: una forza che divampa dalle sue opere e travolge gli spettatori delle sue mostre, una tensione dinamica che fa scorrere energia. L’amore, inteso come energia libera e coraggiosa, che dà significato e mette in condizione di affrontare nuove sfide.

Partita dall’Italia per raggiungere il Venezuela con la sua famiglia all’età di 12 anni, nel 1960 Anna Maria Maiolino si sposta in Brasile per frequentare la Scuola Nazionale di Belle Arti di Rio de Janeiro. Qui inizia la sua pratica artistica ponendosi questioni di identità legate all'essere donna, migrante e artista a confronto con un lingua e un luogo lontani dalle sue origini. A confronto con gli anni della dittatura militare (1964 -1985), la sfera personale dell’artista e quella pubblica si condensano in una stessa dimensione, affrontando questioni riguardanti l'oggetto e il soggetto dell'arte, cercando nuovi significati inerenti lo spazio e il tempo, coltivando un rapporto tra spettatore e opera secondo un approccio esperienziale. Non l’uomo astratto, ma l’uomo concreto è – nella poetica di Maiolino - il solo capace di vivere l’esperienza estetica. È il corpo a entrare in rapporto diretto con l’opera attraverso un concetto di tempo reale, vissuto, tutt’altro che teorico. In questo senso Maiolino guarda all’esperienza dei Neoconcretisti brasiliani, fino a firmare con Hélio Oiticica, Lygia Pape e Lygia Clark il manifesto della Nuova Oggettività Brasiliana e ad essere inclusa nella mostra collettiva che lo fece conoscere nel 1967.

L’arte di Maiolino comunica un'essenzialità che penetra e diventa gesto, nei disegni, nei cuciti, nei dipinti così come nelle sculture e nelle installazioni. Nel suo lavoro la parola “gesto” è determinante e si avvicina al latino gestare, nel senso di portare avanti, elaborare e formare le idee in una successione di eventi che assomigliano a un poema epico. Il gesto ritorna nelle serie dei disegni ricamati (Indícios), nei disegni a inchiostro di china (Piccole Note e Aguadas), nelle sculture in vetro (Emanados), in gesso (São) e in cemento (Da Terra - Errância Poética), ma anche nell’argilla modellata site specific e in ri-creazione perpetua (Terra Modelada): variazioni di materiali e tecniche, che incarnano la convergenza di sensazione, movimento e memoria.

Il tempo per Anna Maria Maiolino ha lo stesso significato che il movimento della mano ha per la materia, è la misura del suo lavoro. Il corpo immerge le mani nell'argilla, lascia tracce ininterrotte mentre segue il filo o la goccia di inchiostro sulla carta. In questo senso le sue opere sono a misura d'uomo.
Dalla fine degli anni ’60 il linguaggio e il corpo diventano terreno di interesse per Maiolino. La sua arte trova una forma organica, vitale, trasformativa, in cui i simboli e i formati si muovono attraverso il corpo e i suoi orifizi. Lei ingurgita i riferimenti e le forme e li rigurgita portando i segni del passaggio corporeo.La bocca, organo del linguaggio deputato anche al consumo di cibo, insieme con l’apparato digerente sono motivi ricorrenti nel suo lavoro – emblematici l’incisione Glu Glu e il pezzo scultoreo Glu Glu Glu - e potrebbero riferirsi, in parte, all'influente Manifesto Antropofago di Oswald De Andrade (1928), in cui il poeta descriveva argutamente il consumo e il rigurgito creativo di altre culture come forza nazionale e mezzo di produzione di un paese moderno e indipendente.

Non mancano in mostra anche alcuni dei suoi lavori più iconici come Por um fio ed Entrevidas: il primo, 1976, mostra Maiolino seduta tra sua madre e sua figlia, i loro legami familiari rinforzati da segmenti di corda che le tre donne tengono in bocca e il secondo nasce da una performance avvenuta a Rio de Janeiro nel 1981, un’azione dettata dell’incertezza suscitata dalla situazione politica brasiliana dell’epoca in cui l’artista scegli l’ uovo come metafora di precarietà, di coesistenza tra vita e morte, adottandolo poi nella sua iconografia come simbolo di speranza e rinnovamento.

Il catalogo, in italiano e in inglese pubblicato da Silvana Editoriale, conterrà nuovi testi critici del curatore, di Michael Asbury, di Chatherine de Zegher, di Marcio Doctor, di Paulo Myada e di Tania Rivera, un’intervista inedita all’artista realizzata dal curatore e la riproduzione di tutte le opere in mostra.

La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’attività espositiva del PAC, con il contributo di Alcantara e Cairo Editore e con il supporto di Vulcano.

Per informazioni www.pacmilano.it