Stagnini, ramai, spazzacamino: qui al Parco Nazionale Gran Paradiso la tradizione vive!

novembre 2015 - Cos’è un tombolo? Che cosa fa lo stagnino? E che cosa sono gli scapin?
Se non siete esperti di antiche tradizioni artigiane e rurali, forse avrete qualche problema a rispondere. Si tratta di mestieri e prodotti tradizionaliormai dimenticati che, tra le valli del Parco Nazionale Gran Paradiso sono ancora praticati o prodotti da rari artigiani: scultori del legno, donne che creano delicati merletti, mastri vetrai hanno saputo mantenere in vita una tradizione che proviene da tempi ormai lontani e che, con i loro gesti antichi e ricchi di poesia, sanno raccontare l’identità profonda del territorio.Andiamo a scoprirli.

Magnin e ramai
Il magning (il ramaio) produce oggetti in rame: paioli da polenta, caldaie in rame cavo, padelle, fuiotti, teglie per la farinata, scalda bagna cauda, mestolame, portaombrelli, cappe per camini o cucine, arredi per chiese, oggetti ornamenti e suppellettili varie. Ogni fase del processo produttivo è eseguita a mano, proprio come accadeva secoli fa: la ricottura viene eseguita alla forgia con carbone di legna, la sagomatura con il tornio, la cesellatura viene fatta con la con pece greca.

Anticamente lo stagnino era un ambulante che riparava le pentole in rame e i vari utensili da cucina, usando pezzi di stagno che aveva sempre con sé: spostandosi di casa in casa, di paese in paese, questa figura diede avvio nel 1600 al fenomeno dell'emigrazione stagionale. Gli stagnini partivano infatti dalla Valle Soana per andare a lavorare in tutto il Canavese, Eporediese e Torinese, spingendosi fino in Francia e Spagna e facevano ritorno a casa solo nel periodo estivo, in tempo per il lavoro dei campi.
Oggi a Pont Canavese Elio Ceretto mantiene viva la tradizione della lavorazione del rame: visitare la sua bottega è un po’ come fare un salto indietro nel tempo.
Tel. +39.0124.85189 - Fax +39.0124.85189 - Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. -  Piazza Europa, 6 – Pont-Canavese (To)

Vetrai
Provenienti da tempi remoti anche il mestieri del vetraio e dell’ahcapinera.

Nella seconda metà dell'ottocento, in Valle Soana comparvero i vetrai, artigiani abilissimi che, per lavorare, si spostarono fino alla Lombardia, nel Milanese, ma sopratutto in Savoia, in Svizzera e persino a Parigi: la vita in valle era dura e un mestiere itinerante era garanzia di sopravvivenza.
E proprio nella capitale francese, dove risiedeva (e risiede ancora oggi) la più grande comunità Valsoanina, è stata fondata nel 1906 la Società di Mutuo Soccorso Val Soanae.
Ahcapinere
Gli ahcapin sono pantofole di panno a strati sovrapposti, trapuntati a mano con fili di canapa dalle ahcapinere; la tomaia è di velluto ricamato per gli ahcapin della festa, attaccata alla suola dalla parte interna o dalla parte esterna. Queste speciali calzature fanno parte del costume tipico della Valle Soana, composto da gonne ampie, camicie bianche, scialle ricamati e varie decorazioni: le tchatre (Valsoanine) indossano con orgoglio questi indumenti tradizionali, appartenuti alle loro ave e tramandati di madre in figlia, come un bene prezioso di famiglia. Oggi solo la signora Mariuccia, unica rimasta in valle a mantenere la tradizione, li produce su ordinazione.

Le merlettaie di Cogne
La storia dei merletti di Cogne ebbe inizio nel 1665, quando alcune monache benedettine fuggite dal monastero di Cluny si rifugiarono in Valle d’Aosta. Ospiti di alcuni comuni della Regione, esse insegnarono alle donne del luogo l’arte del pizzo al tombolo. Nei secoli quest’arte si è tramandata di madre in figlia unicamente attraverso l’insegnamento e l’esperienza diretta ed è diventata una miracolosa testimonianza del tenace attaccamento della gente valdostana alla tradizione.

Per produrre queste piccole opere d’arte, le abili dita delle donne di Cogne intrecciano motivi con il velocissimo gioco dei fuselli sul cuscino circolare del tombolo (un cerchio, il “coessein”, imbottito con paglia e lana, sostenuto dal suo singolare “cavalot”, mobiletto in legno scolpito col classico motivo del rosone, il monogramma di Cristo e l’anno di fattura, nonché il nome della sua prima proprietaria): sul tombolo, a cui il lavoro viene fissato con spilli dalla capocchia multicolore, nascono straordinarie stilizzazioni di animali e fiori.
Cogne conta oggi 40 merlettaie riunite in cooperativa, con una produzione annua di circa 1.500 metri di ricercatissimo pizzo.
Info: Coop. Les Dentellières de Cogne - Rue Doct. Grappein, 50 - COGNE (AO) - Telefono: 0165.749282 - E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Scultori del legno
Certamente il mestiere più tipico, che viene immediatamente associato alla montagna, è quello dell’artigiano del legno. Tipica della Valle d’Aosta la produzione di piatti, mortai, ciotole, taglieri, bassorilievi e oggetti vari, ma soprattutto della grolla (o coppa) dell’amicizia, il più famoso e ricercato oggetto dell'artigianato tipico locale. Il termine grolla deriva da "graal", che in lingua d'oil significa appunto calice. Simbolo di amicizia e fraternità, la grolla viene usata durante le occasioni conviviali: questa ciotola in legno, dotata di tanti beccucci, viene riempita di caffè e grappa e passata di mano in mano tra i vari convitati, che bevono a turno. In passato era riservata alle occasioni speciali e conservata come preziosa reliquia, da tramand are di padre in figlio: simbolo della famiglia, la grolla era tanto più sfarzosa e decorata quando maggiori erano le possibilità economiche del proprietario. http://www.lesamisdubois.com/

Sul versante piemontese del Parco c’è poi un vero e proprio scultore, Marco Rolando, che nella sua bottega intaglia e scolpisce oggetti di uso quotidiano e vere e proprie opere d’arte a punta di coltello: se siete curiosi di saperne di più o volete partecipare a corsi di intaglio del legno visitate il suo sito www.marcorolando.com

Un mestiere antico, ormai scomparso, è quello dello spazzacamino
In Valle Orco gli spazzacamini arrivavano a novembre e ripartivano a maggio: piccoli gruppi composti da un capo, il pudròc, e da uno o più ragazzi, i gògn, in genere di 6-7 anni, si occupavano di tenere puliti i camini e le canne fumarie delle abitazioni dei valligiani. Proprio ai bambini toccava la parte più ingrata e faticosa del lavoro: la corporatura minuta consentiva loro di essere spinti su per la canna fumaria, che dovevano accuratamente scrostare dalla fuliggine. Lo spazzacamino indossava "lu gich”, un giubbotto con il colletto alla russa, alto e ben aderente, e una camicia di tela ben chiusa ai polsi in modo da non far entrare la fuliggine durante la pulizia del camino/fornello (bòrna). Altro accessorio fondamentale era il "bartun", un berretto a forma di sacchet to che si metteva sulla testa e consentiva di respirare senza ingoiare troppa fuliggine.

Per scoprire altre curiosità sul rapporto tra lavoro e territorio montano, vi consigliamo di visitare il Centro Visitatori di Locana: tutte le info su http://www.pngp.it/visita-il-parco/centri-visitatori/locana-antichi-e-nuovi-mestieri