Cortina: le tradizioni della Regina delle Dolomiti


ottobre 2020 -Primi fiocchi a Cortina e, assieme al profumo di neve, arrivano i momenti accanto al fuoco e il piacevole ritorno alle abitudini e alle tradizioni.

Infatti, anche se alcuni appuntamenti storici dovranno attendere l’anno nuovo per tornare a ripetersi come da consuetudine, rimane forte il loro valore, come la Festa del Desmonteà, dedicata al rientro del bestiame dagli alpeggi estivi.

Tra queste, la processione devozionale alla storica chiesetta di Ospitale rimane un punto fermo. Organizzata ogni giovedì dopo la ricorrenza di San Francesco, si sviluppa dalla rocca di Botestagno, dove si trovano gli scavi dell’antico castello, fino alla chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant’Antonio abate a Ospitale, l’edificio sacro più antico d’Ampezzo.

Molti personalmente vi si sono recati per celebrare intimamente questa ricorrenza e, chi desiderasse scoprire i tesori di questo luogo di devozione e d’arte, può recarvisi grazie ai suoi custodi, i nuovi gestori del Rifugio Ospitale ( www.ristoranteospitale.com  ).

La Chiesa di Ospitale fu eretta nel 1226 sul confine nord del territorio di Ampezzo. Qui sorgeva fin dall’XI secolo un ospizio dove sostavano i viandanti, i pellegrini e coloro che percorrevano questa importante strada trasportando le merci da Venezia alla Germania e viceversa. Anche se nel XVI secolo venne in gran parte riedificata, la chiesa conserva ancora l’originario impianto duecentesco ad unica navata. A seguito delle riforme giuseppine del 1781 e durante la Prima Guerra Mondiale, la chiesa venne spogliata e saccheggiata con la conseguente scomparsa di molti arredi. Oggi è possibile osservare lacerti di decorazione a finto marmo (che probabilmente accompagnavano un ciclo pittorico ad affresco oggi scomparso), iscrizioni che riportano acrostici, monogrammi, croci a doppia traversa e datazioni tardo cinquecentesche e gli affreschi della facciata, oggi staccati e posti all’interno, databili all’inizio del XV secolo. Alla fine del XVI secolo è poi databile le “Crocefissione” ad affresco che si trova nell’abside dove è rappresentata anche la chiesa di Ospitale. Nel 1625 vennero infine consacrati gli altari: uno dedicato a San Nicolò, tuttora esistente, e gli altri, scomparsi, dedicati ai santi taumaturghi Biagio e Antonio Abate, che divennero i compatroni della chiesa. Sull’unico altare rimasto si trova oggi una pala di scuola tedesca databile al XVI secolo.

Dagli artisti di ieri a quelli di oggi: gli artigiani di Cortina sono diversi e ciascuno di loro ha un talento speciale, che si esprime in creazioni uniche e originali, senza mai dimenticare il legame con la tradizione.

Tra le loro creazioni quelle in filigrana, un’arte antica trasmessa di generazione in generazione, ha dato vita a capolavori conosciuti in tutta Europa già a metà Ottocento. Con questa tecnica sono stati prodotti preziosi oggetti e gioielli molto ricercati e utilizzati dalle donne di Ampezzo, che li usano per ornare l’abito tradizionale. Ancora oggi l’abito viene portato rispettando le regole di sempre, ornando il coiu (l’acconciatura) con i tremui (piccoli e lavorati gancetti preziosi), allacciando il palegren (grembiule) con le zoletes (special fermagli artigianali) o chiudendo il fazzoletto o tul con il pontapeto (spilla).

Oggi è rimasto un solo artigiano in paese che lavora ancora la filigrana, ma alcuni di questi preziosi gioielli si possono ammirare presso il Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo. Il museo permette un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta delle radici ampezzane e degli usi degli abitanti originari di Cortina: nelle sue sale trovano posto infatti, oltre ai gioielli in filigrana, antichi utensili e attrezzi tipici della cultura agro-silvo-pastorale locale. Sono inoltre esposti lavori artistici e artigianali in metallo, ferro battuto, rame e oggetti d’arte sacra. Il Museo è l’esempio tangibile di come Cortina abbia saputo preservare nel tempo il proprio patrimonio culturale insieme alla memoria delle proprie origini.

La valle ampezzana è da sempre preziosa custode di tecniche artigiane altrove dimenticate, costantemente aggiornate e supportate dalla forte sinergia che lega il mondo dell’artigianato a quello dell’architettura.

A partire dalla Scuola Industriale di inizio Novecento, Cortina ha infatti sempre investito nell’eccellenza. Divenuta poi Scuola d’Arte (un’istituzione educativa unica nel suo genere, fondata nel 1846) ha raccolto l’esperienza delle maestranze locali e su tale base ha formato generazioni di validissimi artigiani.

La casa ha raggiunto nella conca d’Ampezzo livelli espressivi di indubbia qualità. Tecniche e materiali tradizionali delle Dolomiti sono stati rielaborati, coniugando con equilibrio fantasia e rigore: gli arredamenti, le decorazioni, gli oggetti lavorati con la tecnica a intarsio chiamata tarkashi oppure in corno intagliato, il legno, il ferro battuto, le stufe, il vetro, i tessuti hanno vissuto un nuovo rinascimento, sostenuti da committenti raffinati, di grande cultura e sensibilità. Tutti hanno voluto riprendere, all’interno della propria abitazione, il fascino e l’armonia della valle, i segni dell’architettura spontanea alpina, l’arredo semplice e armonioso. Dai toulà con i loro buje alle cassapanche, dalle stue con i soffitti intagliati agli architravi decorati con sapiente maestria, è nata e cresciuta una competenza progettuale e artigianale che non ha eguali. I progettisti e gli artigiani ampezzani sono richiesti non solo nel ristretto ma esigente ambito della montagna dolomitica, ma in tutta Italia, in Svizzera, fino a Mosca e Dubai.

A Cortina anche la musica ha una lunga storia. Pilastro della realtà e della tradizione ampezzana, fondato nel 1861, è il Corpo Musicale di Cortina d’Ampezzo. A oltre 150 anni di distanza, l’antico sodalizio è uno dei simboli della Regina delle Dolomiti: un’istituzione per l’intera comunità locale, che è solita allietare il soggiorno di turisti e valligiani a ritmo di musica, in occasione di diversi eventi e feste tradizionali.

In un percorso alla scoperta della tradizione ampezzana, non può certo mancare la cucina. Da sempre terra di confine, la Regina delle Dolomiti racchiude in sé tutti i sapori del Veneto e del Tirolo, che storicamente si contesero il dominio della zona. Entrambe le tradizioni sono tutt’oggi presenti all’interno della cucina locale. Tutte le specialità tipiche e molte altre ancora possono essere gustate nei moltissimi ristoranti e all’interno dei caratteristici rifugi, che alla gastronomia locale uniscono l’amore per la montagna a panorami unici. Il piatto ampezzano più noto e tipico è quello dei casunziei, ravioli a forma di mezza luna che possono essere rossi se ripieni di rape o verdi se impastati con spinaci o erbe mangerecce, che crescono spontaneamente sui prati in primavera. Anche la fava è un caratteristico prodotto locale con il quale si preparava la faariesa, una minestra di fave secche, carne affumicata e patate. Le fave venivano raccolte e lasciate maturare sulle arfe, grandi strutture di cui ogni nucleo abitativo era provvisto, divenute nel tempo simboli storici della valle. Dal Tirolo arrivano i canederli, polpette di pane tagliato a dadini e ripieno di speck e spinaci, da servire in brodo o con burro fuso. Anche gli späetzel, gli gnocchetti verdi conditi con panna e speck tipici della tradizione d’oltralpe, sono entrati a pieno titolo nella gastronomia locale. Dalla cucina veneta provengono poi i piatti a base di polenta.

Infine, la bandiera ladina che quest’anno celebra il proprio centenario. Nel 1920, infatti, appare per la prima volta la bandiera con i colori della natura delle valli ampezzane: il verde dei boschi e dei prati, il bianco della neve e delle rocce dolomitiche e l’azzurro del cielo. Il ladino è la lingua di Cortina, appartenente all’area del Ladino Dolomitico. Nei tempi antichi i popoli delle valli dolomitiche e in genere delle Alpi centro-orientali parlavano idiomi diversi, ma più o meno simili tra loro, derivanti dal linguaggio dei Celti e dei Reti. Queste genti appresero a poco a poco il latino volgare, portato da guardie e legionari romani in seguito alle espansioni in epoca imperiale. L’idioma precedente non scomparve del tutto: ogni popolazione mantenne molte voci arcaiche nel suo lessico e quelle particolarità fonetiche e sintattiche che ritroviamo ancora oggi e rendono il Ladino un’interessante materia di studio, oltre che una realtà da preservare e preservata anche grazie all’azione dell’Unione dei Ladini d’Ampezzo.

Istituzione tradizionale di Cortina, anche i Sestieri d’Ampezzo che la domenica di Carnevale realizzano i carri folcloristici, animati da farse in ladino ampezzano, e organizzano il Palio invernale: gara a staffetta con gli sci da fondo tra le sei agguerrite squadre degli stessi. A Pasqua si gioca a peta vo, con le uova sode colorate, e la prima domenica di luglio si vive ra Sagra d’Anpezo, con giochi e sfide tra i sestieri. Ad aprire la sagra, il tradizionale concerto del Corpo Musicale di Cortina in Piazza Angelo Dibona, al quale segue il Palio delle contrade con minipalio, palio, taglio del ceppo e tiro alla fune. Grazie ai Sestieri si mantengono vive anche le feste campestri nelle rispettive contrade: Cadin, è rinomata per le speciali frittelle di mele fatte al momento; Cortina, è famosa per le squisite omelettes; Chiave, per i suoi tirtlen di spinaci o marmellata; Alverà per le fartaies, i tipici dolci fritti con marmellata di mirtilli rossi e zucchero a velo; Zuel per i frutti di bosco con panna e Azon per le sue deliziose frittelle, come tradizione gastronomica locale vuole. Per info www.cortinamarketing.it www.cortina.dolomiti.org 

Foto @Archivio storico Zardini